Ciao!

Celestine Freinet scriveva sul suo diario: “il bambino scrive per essere letto”.

Questo vale per chiunque e per qualsiasi attività.

Non penso che tu prepari una fantastica cena, stabilisci che è molto ben riuscita e quindi la getti, ancora calda e fresca, nella pattumiera!  Probabilmente la gusterai organizzando una serata con amici. Quello che vale per la scrittura e la cucina, vale per qualsiasi attività creativa umana, per l’idraulica, per la pittura, per la fisica termonucleare…

Il cuore di tutta la questione riguarda una relazione fra persone (“essere letti”). E, a mio parere,  quello che davvero conta in una relazione di apprendimento, è la relazione stessa. Freinet aveva portato una macchina tipografica a scuola con la quale i bambini creavano e stampavano un giornalino che veniva diffuso in paese. I bambini scrivevano per essere letti.

Freinet aveva in grande considerazione il lavoro dei suoi bambini e ha cercato di favorirlo al massimo grado. Perché? Perché se l’aspirazione di un bambino è di essere letto, quella dell’insegnante è di essere appreso, diciamo così.

Queste due aspirazioni si incontrano in classe, a scuola, in aula, nella sala formazione di un’azienda: tu non puoi scrivere senza “essere letto” e io non posso insegnare senza “essere appreso”. È una relazione equilibrata, democratica, che condivide rapporti giusti ed equi fra tutti i membri: bambini, ragazzi, studenti universitari, adulti, insegnanti, maestre d’asilo, formatori, tutor.

Questa relazione è, prima di tutto, una relazione umana, fra soggetti umani, piccoli o grandi. Cioè è una relazione affettiva perché non esiste relazione umana senza l’espressione dei sentimenti e delle emozioni.

Dirò questo: costruire questa relazione in modo da spingere il più avanti possibile l’apprendimento e l’intelligenza umana è possibile se si accetta di mettere in gioco la propria umanità e di “prendersi cura” di quella degli altri. Nel corso degli anni, avendo insegnato e formato in tutti i contesti possibili e immaginabili, ho osservato  a fondo questo meccanismo. Non sono Freinet, ho semplicemente seguito, fra gli altri, i suoi principi. Così ho creato delle tecniche pedagogiche utili per favorire la costruzione di questa relazione.

Le spiego in quest’ultimo libro, con tantissimi esempi concreti, dedicato a tutti gli insegnanti e ai formatori. Capisco benissimo che quello che scrivo in questo libro non è molto comodo per il lettore perché, alla fine, gli chiedo di mettersi in gioco con grande apertura e impegno. Di più: sono anche perfettamente cosciente che non diventerò ricco e famoso con questo libro. Ma non importa perché qualcuno, seppur non una massa, mi darà l’attenzione di cui parlava Freinet perché io in cambio gli avrò fornito il cuore, l’essenza, la radice più profonda della mia esperienza quando parliamo di una relazione pedagogica, squisitamente umana, alla base di un sano apprendimento e insegnamento.

Un caro saluto e a presto,
Alberto Pian
www.albertopian.it


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