L’idea di un collegamento
Si mettono insieme immagini che nulla hanno a che fare tra loro sul piano oggettivo di realtà, ma che trasmettono, per il principio di Kulesov, l’idea di un collegamento, di una metafora o anche di una similitudine.
Ti mostro questo nella realtà e poi ti mostro il senso di quello che ti ho fatto appena vedere attraverso una differente immagine che parla d’altro ma il cui significato ti è chiaro.
Quindi la seconda immagine trasferisce alla prima il proprio significato. In pratica il pubblico comprende il senso (connotazione), della prima immagine solo attraverso la successiva rappresentazione (denotazione). È un modo particolare di utilizzare dialetticamente il rapporto connotazione – denotazione. Questo accostamento, ovviamente, rappresenta il pensiero dell’autore, che non lo esplicita in modo didascalico ma, semplicemente, lo rappresenta attraverso delle sensazioni che derivano dall’insieme di immagini accostate fra loro.
Proprio perché non c’è una spiegazione queste sensazioni sono libere, il pubblico non adotta le mie o quelle che crede siano mie. Potrebbe essere disgustato dalle immagini stesse, ribellarsi a una certa rappresentazione del personaggio, rifiutare istintivamente quello che vede, oppure potrebbe semplicemente divertirsi. Sarebbe tutto perfettamente legittimo. Lo scopo non è di far ragionare il pubblico, come ho detto fin dall’inizio, ma di fargli provare qualcosa.
Il capo del governo e il pavone
Per esempio Ėjzenštejn mostrava il capo del governo Kerenskij e poi l’immagine di un pavone. Oppure un generale dell’esercito e quindi un macellaio che ha appena sgozzato un animale. Tu non sai che il capo del governo è solo un vanitoso pieno di sè, o che quel generale è un massacratore, lo scopri solo con l’immagine seguente che non ha un legame contestuale, reale, con ciò che hai visto, poiché il significato è simbolico.
L’arte della graphic novel, per me sempre grande fonte di ispirazione, ha pescato a piene mani nel montaggio delle attrazioni oe nel correlativo oggettivo.
Io utilizzerei questa tecnica collocandola su un piano grottesco e assurdo (rifacendomi anche al teatro dell’assurdo di Jonesco e Becket).
Un esempio dissacrante e grottesco: Henry Kissinger
In questo articolo che parla di Henry Kissinger, propongo una sceneggiatura dissacrante, irriverente e grottesca, basta sulla tecnica del montaggio delle attrazioni.
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