Alberto Pian

Alberto Pian

PAGINE DA COLD POINT. LE FORME DELLA PERVERSIONE

Questo romanzo breve di Paul Bowles (1910 – 1999), è giudicato scandaloso ma è eccezionalmente raccontato. Parla del rapporto di Rackey un ragazzo di 17 anni, con suo padre. Il padre, per distoglierlo da una vita scolastica fallimentare e dai fallimenti (non ben precisati), nella vita sociale del ragazzo, lo conduce con lui in un luogo isolato, Cold Point. La vita sembra scorrere tranquillamente quando si verificano degli eventi che costringono il padre a prendere una drammatica, ma tardiva, decisione.

Lo scandalo in cui Racky trascina la popolazione nera di Cold Point non emerge direttamente dalle pagine del libro. Viene lasciato in sottofondo. Il lettore lo deve cogliere immaginando e andando a scavare nel testo. Certo succede qualcosa di grave, ma quanto grave? Fino a che punto? Bowles scrive in modo da non offrire i particolari che permetterebbero al lettore di comprendere subito la natura di Racky e di suo padre. Anzi, nelle prime pagine viene mostrata tutta l’ingenuità del padre nei confronti del figlio. Il punto di vista adottato da Bowles è infatti esattamente quello del padre. La voce narrante è la sua. Il racconto è quindi visto in soggettiva, con la medesima inconsapevolezza del padre.

Racky è un ragazzo magnifico. Dopo che fummo arrivati, di fronte alla scoperta che era impossibile procurarsi una casa come si deve vicino a una qualsiasi città, dove potesse avere la compagnia di ragazzi e ragazze inglesi della sua età, non mostrò alcun segno di dispiacere, anche se doveva essere deluso. Invece, mentre uscivamo dall’agenzia immobiliare nel riverbero della strada, aprì il volto in un largo sorriso e disse: “Be’, penso che ci toccherà procurarci delle bici. Ecco tutto”

Il ragazzo, in realtà è molto contento di prendere un alloggio fuori dal paese. Per raggiungere il paese dovrà infatti prendere una bicicletta, il padre non lo seguirà e lui potrà agire indisturbato. Sarà molto più libero rispetto a un appartamento in paese. Il padre è assolutamente incapace di capire quello sue sta succedendo al figlio. La causa di questa incapacità non risiede nella sua inettitudine, o mancanza di scaltrezza. Risiede in un problema psicologico molto grave e nella sua conseguente rimozione, che lo rende impotente di fronte a un figlio che prende letteralmente il sopravvento.

Notiamo questo passaggio:

di fronte alla scoperta che era impossibile procurarsi una casa come si deve vicino a una qualsiasi città, dove potesse avere la compagnia di ragazzi e ragazze inglesi della sua età, non mostrò alcun segno di dispiacere, anche se doveva essere deluso.

Come mai il padre non si chiede per quale razza di motivo il figlio non fosse deluso, come qualsiasi ragazzo portato lontano dalla possibilità di incontrare ragazzi e ragazze “inglesi” della sua età? Perché non indaga su questa mancanza di delusione? E perché la sola possibilità, per Racky sarebbe quella di passare il tempo con suoi “coetanei inglesi” in un’isola di neri? Ma il padre salta subito alle conclusioni senza svolgere il gomitolo di un pensiero logico: 

Racky è un ragazzo magnifico.

Magnifico perché evita di mettere il padre di fronte alla realtà del problema che tanto il figlio quanto il padre, hanno vissuto in famiglia e sul quale il padre chiude gli occhi. Il figlio non è deluso da quella sistemazione come ogni giovane dovrebbe essere, perché è “un ragazzo magnifico”. Se Rackey è magnifico tutti gli altri adolescenti che non vogliono essere legati a un padre in un posto isolato che cosa sarebbero? Ovviamente non sarebbero altrettanto “magnifici”! Già qui possiamo considerare lo sguardo perverso sul mondo da parte del padre pronto a condannare tutti gli adolescenti del mondo pur di “salvare” il proprio. 

Il fatto che Bowles non spieghi narrativamente questi passaggi induce il lettore nell’equivoco: il padre è o non è un bravo “educatore” che cerca un rapporto con il figlio?  A tratti sembrerebbe addirittura un educatore con i fiocchi, rispettoso di Racky, attento ai loro rapporti. In realtà scopriremo tutto il contrario.

Intanto però il padre lascia a Racky il’interol gomitolo della sua libertà di movimento. Egli non vuole essere un padre che “ficca il naso”, vuole lasciare libertà al figlio. Racky fa letteralmente i fatti suoi e il padre prende questo distacco come manifestazione di indipendenza del figlio!

Racky deve rimanere fuori ogni volta che vuole, con chi vuole e per tutto il tempo che vuole, e io non devo pensarci proprio, e tanto meno parlarne con lui, o dargli in alcun modo l’impressione di ficcare il naso. La mancanza di fiducia da parte di un genitore è l’unico peccato imperdonabile.

Anche se al mattino, al risveglio, continuiamo a fare il bagno assieme, sono tre settimane che non andiamo più a fare il giretto in bici, di buon’ora. Un mattino ho scoperto che era balzato in sella con addosso i pantaloncini bagnati, mentre stavo ancora nuotando, andandosene da solo. Da allora tra noi c’è una sorta di tacito accordo, in base al quale i fatti si devono svolgere così: lui se ne va da solo. Forse io lo rallento: va tanto in fretta!

Il poliziotto

Racky fa davvero i suoi comodi, a tal punto che nel villaggio ha messo in piedi un gioco del quale il padre non ha il minimo sospetto, fino al giorno in cui non si trova un poliziotto in casa:

Sono del distretto di questo comune. La polizia, insomma.” E poi, vista la mia espressione: “È una visita amichevole. Che tuttavia va presa come un avvertimento, signor Norton. È una cosa molto seria. Se venisse qui qualcun altro per lo stesso problema, allora per lei sarebbero guai, guai grossi. Ecco perché desidero vederla in privato, in questo modo, e avvertirla di persona. Chiaro?

Il poliziotto ha perfino timore a spiegare al padre di quali guai si tratta. Il lettore a questo punto può accampare diverse ipotesi senza essere sicuro di alcuna di esse perchè nelle pagine precedenti la trama è stata disegnata proprio con l’intento di lasciare una grande incognita e quindi anche una grande inquietudine. In questo modo l’inquietudine del padre, che comincia a manifestarsi, diventa anche l’inquietudine del lettore:

Non riuscivo a credere di stare davvero lì a sentire le sue parole. Dopo un bel po’, con un filo di voce, ho chiesto: “Ma di che cosa si tratta?”.

“Non è una visita ufficiale. Non deve agitarsi. Mi sono preso la briga di parlarle perché voglio risparmiarle dei grossi guai.”

“Altroché se mi agito, invece!” ho gridato, ritrovando finalmente la voce. “Come potrebbe essere diversamente, se non so di che cosa sta parlando?”

Allora, accostata la poltrona alla mia, mi ha detto a voce molto bassa:

“Ho aspettato che il giovane fosse via di casa, in modo che potessimo parlare in privato. Vede, è una cosa che riguarda lui”.

La questione si fa ancora più intrigante. Per qualche imperscrutabile motivo la cosa non mi ha sorpreso. Ho annuito.

La farò brevissima. Gli abitanti di qui sono gente semplice, di campagna. Creano guai “con estrema facilità. E in questo momento fanno girare certe chiacchiere sul giovane che vive qui con lei. Suo figlio, mi dicono,” e a questo punto dall’inflessione della sua voce mi è parso che fosse un po’ scettico.

“Certo che è mio figlio!”

È geniale il fatto che il poliziotto abbia messo in discussione la stessa paternità. Questo ci porta a ritenere che i comportamenti del padre e del figlio siano così distanti, opposti, da sospettare che non siano uniti da alcuna parentela!

La sua espressione non è cambiata, ma la sua voce si è caricata di indignazione. “Chiunque sia, non è un giovane come si deve.”

Non è un giovane “come si deve” è un’affermazione molto pesante ma, allo stesso tempo, non svela ancora nulla di preciso pur stimolando dei sospetti.

“Che cosa intende dire?” ho gridato, ma lui mi ha interrotto rabbiosamente: “Può darsi che sia suo figlio, come no. Non mi interessa chi sia. Non sono fatti miei. Ma non è assolutamente uno come si deve. Cose del genere qui da noi non succedono, signore. Ormai la gente di Orange Walk e Saint Ives Cove è molto seccata. E lei non sa che cosa riesce a fare, quando si arrabbia”.

Il padre è così lontano dall’immaginare che cosa stia succedendo che mostra la sua anima candida al poliziotto, il quale capisce immediatamente che non se la può prendere con questo padre, anche se ne avrebbe proprio voglia. Quindi abbassa la voce e cambia tono, come si fa con le persone che devono capire con una spiegazione semplice e chiara.

Ho pensato che fosse arrivato il momento di interromperlo: “La prego di spiegarmi perché dice che mio figlio non sarebbe come si deve. Che cosa ha fatto?”. Forse la franchezza della mia voce lo ha toccato, perché il suo volto ha assunto un atteggiamento più dolce. Quindi, piegatosi per accostarmisi di più, si è messo quasi a sussurrare.

Ed ecco la verità, è una questione di “pudore”:

“È senza pudore “Fa quello che gli pare con tutti i ragazzi, e anche con gli uomini, e poi gli dà uno scellino perché stiano zitti. Ma loro parlano. È ovvio. Lo sa qualsiasi uomo, su tutta la costa, nel raggio di venti miglia. E anche le donne lo sanno.” A quel punto è seguita una pausa di silenzio.

La verità

Il poliziotto è un po’ reticente, non si esprime in mondo chiaro e realistico perché non vuole sparare un colpo di cannone sul padre. “Fa quello che gli pare con tutti” e offre uno scellino in cambio. Questo commercio sessuale è raccontato ancora in modo superficiale, non ci sono dettagli e particolari, è solo una porta aperta su un abisso che potrebbe contare di tutto. Non spremo nulla di più di quanto accennato dal poliziotto su quanto avviene a Cold Point. Un solo periodo in tutto il romanzo, nient’altro. Ma che fosse un commercio sessuale non è dubbio e la fucilata è arrivata a un padre completamente impreparato, soggiogato dalla sua stessa rimozione per cose, come vedremo in seguito, di cui era perfettamente al corrente.

Erano alcuni secondi che mi sentivo in punto di alzarmi: volevo andare in camera e rimanere solo, allontanarmi da quel teatrale sussurro scandalizzato. Credo di avere borbottato “buongiorno” o “grazie”, mentre mi voltavo, dirigendomi verso la casa. Ma lui era ancora lì al mio fianco, a sussurrarmi all’orecchio come un cospiratore pieno di bramosia. “Lo tenga a casa, signor Norton. Oppure lo mandi via di qui, a scuola, se è figlio suo. Ma lo faccia stare alla larga da queste città. Per il suo bene.”

Pur così mascherato, il colpo è stato durissimo ma il padre non ci crede ancora. Anche il lettore rimane un po’ incerto, quello che il poliziotto dice è la sola prova in tutto il romanzo. Ma il padre è realmente sorpreso pur conoscendo perfettamente che cosa è successo nel passato, che cosa succede ora, che cosa dovrà succedere. Egli è di nuovo vittima della rimozione. Vorrebbe parlare al figlio, ma sa già in partenza che non ci riuscirà mai. E non ci riuscirà perché lui stesso abbandonerà gli sforzi che cerca di intraprendere.

Gli ho stretto la mano e sono andato a stendermi sul letto. Da lì ho sentito sbattere la portiera e poi il rumore della sua auto che se ne andava. Intanto stavo penosamente cercando di formulare una frase di attacco per parlare dell’argomento con Racky, avvertendo che essa avrebbe definito la mia risoluzione. Tentativo che costituiva semplicemente una sorta di azione terapeutica, intesa a evitare di pensare alla cosa in sé. Ogni posa appariva impossibile. Non c’era modo di affrontare l’argomento. “Mi sono improvvisamente reso conto che non sarei mai stato capace di parlargliene in forma diretta.”

Adesso che abbiamo esaminato in che modo Bowles ci porta a questo punto, con quali strategie e tecniche, ci possiamo finalmente chiedere: “Che cosa è successo, esattamente?”

Rimozione, famiglia, perversione

In pratica Racky era un ragazzo bisex e profondamente perverso, che seduceva a pagamento i fanciulli e le fanciulle del posto obbligandoli a prestare servizi sessuali (ripeto che tutti questo non viene mai descritto, lo si deduce dai dialoghi e dagli accenni che sono fatti nel racconto del poliziotto e fra Racky e suo padre).

Non solo il padre non sospetta nulla, come abbiamo visto, ma non riuscirà a parlare al figlio. Non trova le parole, non trova l’occasione. Il mondo idealizzato e rimosso del padre è un ostacolo al dialogo con suo figlio perché il dialogo equivarrebbe a una presa d’atto della realtà che il padre, nel suo inconscio, non vuole assumere. Il dialogo, del resto, serve ancora a qualcosa? Racky ha varcato la soglia del male, è diventato un eroe completamente negativo e perverso con il quale non c’è nulla da fare, se non abbandonarlo a se stesso. Il conflitto del padre è chiaro fra l’affrontare la realtà o ignorarla. Egli “sceglie” di ignorarla. Nelle pagine seguenti si leggono i suoi sforzi per parlare a Racky, subito accantonati uno dopo l’altro.

Il lettore potrebbe ritenere che sia troppo doloroso per il padre affrontare il problema con Racky. Forse potrebbe essere troppo doloroso scoprire davvero fino in fondo la perversione di Racky. Ma non è così. Il padre sa benissimo come stanno le cose, solo non vuole ammetterlo e non lo ammetterà fino a che non ne potrà più fare a meno. A quel punto la doccia ghiacciata che la realtà gli avrà sparato in faccia sarà così forte che il padre assumerà decisioni molto drastiche.

Infatti il padre si renderà conto della verità solo quando Racky tenterà di sedurlo, facendosi trovare nudo nel suo letto e quando insisterà, quella sera stessa, per far giungere lo zio (il fratello del padre), preso di loro.

Racky cercherà di portare il padre sul suo terreno, di coinvolgerlo sul piano sessuale. Ma ciò che fa scattare il padre è la richiesta di Racky di portare lo zio a Cold Point e di farlo dormire con lui.

A questo punto qualcosa si risveglia nel padre di Racky. È come se tutti fili si riannodassero, come se le pareti della rimozione crollassero all’improvviso. Era evidente che a suo tempo Racky era stato coinvolto dallo zio in un commercio sessuale. Il padre di Racky ha sempre saputo e negato allo stesso tempo che suo fratello manifestava tendenze perverse, pedofile e non è mai intervenuto, ha sempre rimosso. Non ha mai voluto sapere o indagare fino a che punto lo zio di Racky avesse approfittato del ragazzo. Ma ora, di fronte alla richiesta di Racky di invitare lo zio e di farlo alloggiare nella sua stessa camera, dopo quanto saputo dal poliziotto e dopo i tentativi di seduzione di Raky stesso nei suoi confronti, il padre non avrebbe più potuto più ignorare che lo zio è stato anche l’iniziatore di Racky alla perversione durante la sua infanzia. Un rapporto pedofilo che evidentemente è durato negli anni fino a fare di Racky un aver ego dello zio e a invocarne la presenza sessuale ancora in quel momento.

Il padre sbatte letteralmente contro l’evidenza dei fatti.

Anche il lettore sbatte letteralmente contro l’evidenza dei fatti insieme al padre perché Bowles ha raccontato tutto seguendo fedelmente il punto di vista del genitore, la sua incoscienza e la sua psiche “assente”, in preda alle forze di una spaventosa rimozione che lo ha reso “cieco” per anni e anni pur sapendo perfettamente tutto.

Soluzione o cura?

L’unica decisione possibile, per un padre del genere, che non ha mai voluto prendere atto della pedofilia e della perversione del fratello nei confronti di Racky, è di separare il figlio dal contesto famigliare. Lo farà con una tale semplicità e rapidità da mostrare quanto una decisione così drastica fosse in realtà nell’aria da anni. Anche la sua paura – attrazione verso la perversione, contribuisce a determinare questa veloce decisione.

Rackey viene preso, accompagnato a l’Avana e chiuso in un collegio dove riceverà un vitalizio. La soluzione è l’isolamento. Forse la “soluzione” avrebbe potuto essere la “cura”, ma di quale “cura” sarebbe mai stato capace un padre che non ha mai saputo prendersi carico di un simile problema e, immaginiamo, di molti altri minori? Ora la soluzione per il padre, non per il figlio, consiste nell’allontanare Racky, nell’isolarlo. La punizione per Racky equivale a un verdetto di assoluzione per il padre.

Di che cosa parla questo romanzo?

Pagine dal Cold Point è dunque un racconto straordinario per come è scritto e per i temi che tratta. Ma dobbiamo porci davvero la domanda essenziale: “Di che cosa parla questo libro?”

Si potrebbe rispondere che parla di Racky, della perversione, della pedofilia, dei rapporti sessuali in genere, dei rapporti padre e figlio. 

Invece io credo che, essenzialmente, il libro parli del padre.

Se avesse voluto parlare della perversione Bowles ne avrebbe trattato in modo più approfondito, avrebbe consegnato alcuni particolari e spunti di riflessione che nel libro non ci sono. La pedofilia, la perversione e, sullo sfondo, rapporti di varia natura, omosessuali, bisex, etero, sono il terreno che ha prodotto la storia ma non ne rappresentano il tema, il filo rosso.

Il tema centrale si risolve in una domanda semplice che caratterizza la figura del padre e grazie alla quale è possibile avviare una discussione e un’analisi psicologia particolarmente interessante.

La domanda è la seguente: “Quali avvenimenti, condizioni, tratti psicologici, caratteri, natura, profili, può caratterizzare un padre che per diciassette anni non si accorge (rimuove), le perversioni che crescono nella sua stessa famiglia sotto i suoi stessi occhi?”

Questa è la questione di cui il libro tratta e lo fa parlando fino alla fine solo di ciò che gira intorno a questo tema, senza farsi distrarre da molte altre questioni, anch’esse appassionanti, che però non avrebbero portato alla costruzione di una narrazione così precisa e essenziale.

Una lezione di storytelling che riguarda il filo rosso da seguire e ciò che possiamo evitare di raccontare.



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