Abbiamo parlato in questo articolo del feed rss che caratterizza e definisce in modo inequivocabile il podcasting (se non c’è un feed rss che lo governa non è un podcast – un file audio nel WEB non è un podcast). Leggete questo articolo. Qui invece parliamo di come funzionano i feed dei social in rapporto al feed RSS dei podcast. Potrebbe sembrare un articolo tecnico e specifico ma non è così, questo è un articolo culturale che vi permetterà di capire dei meccanismi significativi.
Instagram, Facebook, TikTok e Twitter
Appena vi connettete ai social ricevete un flusso di informazioni che viene chiamato feed. Si tratta veramente di un feed come quello di un podcast?
Assolutamente no. Il flusso che voi ricevete non è sottoscrivibile come il feed RSS di un blog o di un podcast. E dunque non potete neppure ricevere i contenuti su abbonamento e in modo automatico.
Quando navigate in qualsiasi social siete bombardati da informazioni che vi vengono mostrate in una ordinata fila. Avete l’illusione di scegliere i contenuti e di seguire i creatori di vostro interesse. Ma in realtà sono i gestori a determinare le vostre scelte con i loro algoritmi. Sono loro a stabilire che cosa potete visualizzare e, soprattutto, quali ADV (pubblicità) vi dovete sorbire. Questa decisione è presa dai gestori delle piattaforme in base a un attento studio del vostro comportamento in rete.
In secondo luogo nessuna piattaforma, nessun gestore di contenuti commerciali rinuncerà mai alla prerogativa di impedirvi di operare le vostre scelte. Nessun gestore vi consentirà di usufruire liberamente della sua piattaforma. Certo, dovete pur fare delle scelte affinché il gestore possa conoscere i vostri comportamenti, ma egli vi deve al contempo impedire di esercitare una libertà completa a riguardo. Altrimenti come potrebbe sottoporvi i contenuti che sostengono il suo business? Se non lo potesse fare tutto il suo sistema fallirebbe. Anche per questo motivo la definizione che Doc Searls ha dato del podcasting è efficace: Personal Option Digital Casting perchéè qualcosa di frontalmente contrapposta al cosiddetto feed dei social e delle piattaforme di consumo che impongono a voi le loro scelte.
Dissipare una confusione
C’è anche un’altra confusione che dobbiamo eliminare.
Le applicazioni di questi stessi social, che avete sul vostro smartphone e tablet, e quelli di altre piattaforme, sembra che funzionino esattamente come gli aggregator di blog e podcast, poiché inviano i contenuti direttamente sui vostri dispositivi mobili, come un iPod del 2004.
Be’, sappiate che non è così per nulla.
Queste applicazioni sono create e gestite con lo scopo di farvi conoscere i contenuti scelti dagli algoritmi, cioè dai gestori stessi e non inviano i contenuti scelti da voi liberamente (Personal Option Digital Casting), tramite un feed RSS semplicemente perché se li sceglieste voi non ci sarebbe business per i gestori.
Certo, voi sottoscrivete dei contenuti, selezionate persone da seguire, inserite dei mi piace e commentate, scegliete gli hashtag di riferimento, ma tutto questo alimenta gli algoritmi affinché possano restringere il campo dei contenuti da mostrarvi in modo da rendere più facile il vostro consumo portando meglio in primo piano soprattutto ciò che alimenta il business del gestore e dei creator che si avvalgono dei suoi servizi di vendita.

Non puoi fare quello che sarebbe bello che tu possa fare
Entrare in un social, selezionare i contenuti e le categorie di interesse, creare una propria playlist, ricevere push sul proprio dispositivo solo ciò che si desidera, evitando di rientrare nel social, di essere vittima dei suoi algoritmi, o evitando di navigare tra le pagine dei grandi media e dei grandi brand e network, non è qualcosa per la quale Zuckemberg (Facebook, Instagram), Elon Musk (Twitter), Larry Page (Google), possano saltare dalla gioia!
La contraddizione è però evidente. Le tecnologie push, podcasting compreso, aiutano a prolungare la vita dei contenuti, che prima si perdevano dopo una fruizione che sovente avveniva casualmente e localmente (radio). In questo senso il podcasting offre anche il vantaggio di fidelizzare più strettamente le persone alla community del trasmettitore e se questi è un’impresa, un marchio, un professionista, un istituto formativo, ovviamente alimenterà anche il suo business.
Sul rapporto piuttosto articolato tra podcasting – social media e canali torneremo ampiamente quando tratteremo le caratteristiche specifiche dello statuto radiofonico, e poi anche quando parleremo del podcasting come strumento di fidelizzazione.
Attività. Confrontate i comportamenti
Formate un gruppetto di tre amici iscritti a questi social: Instagram, Facebook, TikTok. Accedete contemporaneamente un social alla volta. Confrontate la pagina (il feed). È lo stesso? Che cosa cambia? Perché secondo voi?
Ora Entrate in Apple podcast, poi in Sotify, poi in Google podcast. Si presentano gli stessi podcast a a ciascuno di voi (a parte quelli a cui siete abbonati)? Esplorate le categorie e le classifiche (specialmente in Apple Podcast), che cosa notate? Sono le stesse?
I MIEI LIBRI SUL PODCASTING!

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