Alberto Pian

SCOPRIAMO IL “FALSO PUNTO DI VISTA” CON IL RACCONTO DI FREDRIC BROWN, SENTINELLA, 1954

Questo è un brevissimo e famoso racconto di fantascienza che si svolge durante una guerra interstellare tra umani e alieni in un pianeta sconosciuto. La  sua struttura narrativa è organizzata in modo tale da portare il lettore a un classico colpo di scena finale. Per scoprire questo colpo di scena il lettore deve però assumere, in modo del tutto naturale, un punto di vista completamente falso. Nel quadro delle analisi dei punti di vista ci interessa commentare nei dettagli i passaggi di questa storia.

RIFERIMENTI E FONTI

Sentry , di Fredric Brown, è un famoso brevissimo racconto di fantascienza. Più sotto lo riporto anche in lingua inglese nella versione originale pubblicata in Galaxy Science Fiction nel 1954 e libera da diritti riprodotta dal Progetto Guttemberg, file 29948-h.htm o 29948-h.zip https://www.gutenberg.org/2/9/9/4/29948  

Collegamenti. Leggi anche il seguito correlato nel quale mostro gli stereotipi utilizzati da Brown.

ANALISI DEL RACCONTO

Era bagnato, infangato, affamato e infreddolito, e si trovava a cinquantamila anni luce da casa.

La condizione che viene descritta è una tipica e stereotipata condizione umana, che non si presenta solo in guerra.

Il testo non inizia riferendosi alla guerra perché in questo modo ottiene una significazione ancora più universale per offrire al pubblico una gamma maggiore di identificazioni. Un campeggiatore, un escursionista, uno studente in gita scolastica, un lavoratore, uno scrittore, uno scienziato… chiunque può essere bagnato, infangato, affamato, infreddolito. Tutti hanno vissuto, anche solo parzialmente, o momentaneamente, la condizione nei apertura, nella quale si trova la sentinella.

Se il testo si fosse subito riferito alla condizione di un soldato in guerra, avrebbe ristretto il pubblico dei lettori e avrebbe ridotto anche l’ampiezza della possibile identificazione da parte del pubblico con la condizione del protagonista.

Uno strano sole blu gli dava luce, e la gravità —il doppio di quella a cui era abituato— rendeva faticoso ogni movimento.

Anche questi dettagli rafforzano la convinzione del lettore che si stia parlando di un essere umano come lui. Il sole blu indica chiaramente che stiamo parlando di un mondo alieno, nel quale ci si aspetta creature aliene, poiché quello terrestre è giallo.

La gravità doppia è un ulteriore elemento che colloca chiaramente il contesto in un paesaggio alieno portando il lettore a pensare che un essere umano sia giunto fin lì per combattere. Infatti il racconto prosegue proprio parlando del protagonista come di un soldato:

Lucca Comics

Tuttavia, in decine di migliaia di anni questo modo di combattere non era cambiato. I piloti se la cavavano bene con le loro eleganti astronavi e le loro armi sofisticate. Quando però si arrivava al dunque erano ancora i soldati, la fanteria, a dover conquistare il terreno centimetro dopo centimetro e mantenere il controllo con il proprio sangue. Proprio come in questo maledetto pianeta nell’orbita di una stella di cui non aveva mai sentito parlare, prima di esservi sbarcato.

Notate che i termini “soldati” e “fanteria” rafforzano nuovamente l’immagine di un classico soldato umano come lo conosciamo nella storia, nella cronaca, nella narrativa, nel cinema e nel teatro. Il “fante” è un soldato, un essere umano per definizione. Questa immagine viene sostenuta da un finto capovolgimento che rafforza la convinzione del lettore che il “fante” in questione sia un essere umano:

E ora quel pianeta era sacro perché c’erano anche gli alieni. Gli alieni, l’unica altra razza intelligente della Galassia… mostri crudeli, orribili e ripugnanti.

Se di fronte a questo soldato si trovano gli alieni, il soldato non può che essere umano, tanto più che questi “alieni” sono esseri schifosi e ripugnanti. Ora che il lettore è stato ingannato per bene ed è convinto che si stia parlando di una classica lotta che vede protagonista la razza umana contro dei disgustosi alieni, il racconto può fornire i dettagli fi questa guerra e può sviluppare l’asse narrativo basato sul contesto e sugli eventi.

Il primo contatto con loro era stato avvenuto vicino al centro della Galassia, dopo la lenta e difficile colonizzazione di una dozzina di migliaia di pianeti; ed era stata guerra a prima vista; avevano sparato senza nemmeno provare a negoziare, o a cercare la pace.
Ora, pianeta dopo pianeta, la battaglia proseguiva cruenta.
Era bagnato, infangato, affamato e infreddolito, e la giornata era rigida, con un vento forte che gli faceva male agli occhi. Ma gli alieni stavano cercando di infiltrarsi e ogni postazione di guardia era di vitale importanza.
Rimase all’erta, con l’arma in braccio. A cinquantamila anni luce da casa, combatteva in un mondo sconosciuto e si chiedeva se sarebbe mai potuto tornare.

Come vedete tutta la narrazione precedente risveglia una serie di stereotipi della lotta tra esseri umani e terribili alieni a 50.000 anni luce di distanza, che rimettevano in causa la possibilità che questo soldato possa rientrare a casa. “Casa” è un termine tipicamente umano, affettivo, che stabilisce dei legami emotivi immediati. Il dubbio del soldato che pensa se sarà mai possibile tornare a “casa” è un pensiero umano che risale alla notte dei tempi, all’Odissea, alla Bibbia, ai primi testi dell’umanità.

E poi vide uno di loro strisciare verso di lui. Prese la mira e sparò. L’alieno emise quello strano suono orribile che emettono tutti, poi rimase immobile.

Alla fine la sentinella uccide un alieno che emette un verso. I versi appartengono agli animali, non all’umanità. L’umanità parla, canta, emette suoni, raramente versi. Il linguaggio umano non è composto da versi ma da parole. Negli stereotipi il linguaggio alieno è invece formato da versi, come a dire che quella “aliena” non sarebbe neppure una vera lingua. La lingua è umana, gli alieni emettono versi.

Rabbrividì a quel suono e alla vista dell’alieno che giaceva lì. Col tempo ci si dovrebbe abituare a loro, ma lui non ci riusciva. Erano creature così ripugnanti, con solo due braccia e due gambe, una pelle bianchissima e senza squame.

Solo a questo punto il lettore capisce l’inversione iniziale, il falso punto di vista, l’inganno di cui è stato oggetto, proprio a causa degli stereotipi e dei pregiudizi che sono molto ben radicati in lui.

Lucca Comics

CONCLUSIONE

In sostanza il lettore si ritrova fin dall’inizio in una situazione familiare, come l’esperienza del soldato al fronte, che è un’esperienza umana universale anche per chi non l’ha vissuta direttamente. La voce narrante coincide completamente con il punto di vista del soldato, e quindi esprime i suoi stessi pensieri, sensazioni e, soprattutto, pregiudizi.
La guerra è mostrata come eterna e universale: anche tra razze intelligenti, lo schema è sempre lo stesso.
L’alienazione fisica del soldato (pioggia, gravità ostile, solitudine) riflette la sua alienazione morale: uccide senza capire, odia senza conoscere.
L’alieno è “mostruoso”, “ripugnante”, “con due sole braccia e gambe”, “senza squame”.
Il colpo di scena finale è costruito in modo “naturale”, senza effetti dirompenti, ma con la naturalezza di una semplice riflessione: “Creature così ripugnanti: solo due braccia e due gambe…”


Naturalmente possiamo trovare nel racconto messaggi antimilitaristi, antirazzisti o su un giudizio condiviso da ambo le parti che vede l’altro come un “mostro”.

A PROPOSITO DELLA COVER DI QUESTO ARTICOLO: L’EROS E LA SESSUALITÀ CHE POSSIAMO AGGIUNGERE AL RACCONTO

Sicuramente vi sareste posti due domande sulla foto della cover, perché ho scelto proprio questa immagine?
Per diversi motivi. Ve li spiego.

Prima di tutto non voglio insegnare niente a un grande autore come Brown, ma un’osservazione la voglio proporre. Nel suo testo il soldato è chiaramente un soggetto maschile. E allora mi chiedo: non avrebbe potuto essere femminile, per confondere ancor più le acque? Oppure: che tipologie sessuali differenti potremmo immaginare e quali combinazioni sarebbero possibili?

In sintesi dico questo: non ci sono riferimenti erotici, sessuali nel racconto, pur essendo intriso di simbologie corporali e anche erotiche.

Certo, nel 1954 era un po’ difficile fare questi ragionamenti (anche se esistevano la Beat Generation, Lenny Bruce e tanti esempi di scrittura di genere non omologata). Quindi è una riflessione che vi butto lì ma dalla quale derivano altre considerazioni, eccole.

Ho scattato questa foto a Lucca diversi anni fa a un Lucca Comics proprio per il simbolismo e per il contrasto che rappresenta.

L’Eros dell’inquadratura è evidente ma, vi chiedo: siete sicuri che sia determinato solo da quella specifica parte del corpo? Perché trascurare l’arma? Perché trascurare la coppia “arma – parte del corpo – sesso del soggetto”?

Le armi hanno un forte simbolismo sessuale e erotico, come sapete benissimo. Dunque possiamo immaginare una sorta di “arricchimento” del racconto di Brown proprio nei termini di un’attrazione erotica, sessuale fra specie diverse che pur si combattono, dando a intendere che la sentinella (che abbiamo reputato essere un umano), sia attratta e allo stesso tempo respinga il corpo dell’allieno (che poi è l’essere umano).

IMMAGINIAMO UNOSVILUPPO DEL RACCONTO SUL TEMA ATTRAZIONE – REPULSIONE (ESERCIZIO)

Immaginiamo possibili combinazioni erotiche – sessuali – sentimentali, anche all’interno di un quadro repulsivo e di scontro. e immaginiamo come possiamo scrivere questa parte mantenendo la struttura dello stesso testo di Brown.

Complicato? Sicuramente, ma è affrontando queste sfide che si impara raccontare.

Come l’avrei affrontata io?

Io mi sarei concentrato su un dettaglio simbolicamente ambivalente. Per esempio un fiore.

Diciamo che l’essere umano, che sembrava un alieno ai nostri occhi, avesse tatuata una viola in tutto il suo splendore e che, casualmente, per la sentinella, che noi pensavamo fosse un umano, quel fiore avesse un significato erotico particolare ma, allo stesso tempo avrebbe continuato a provare ripugnanza per quel nemico tatuato che avanzava… ecco che avremmo creato un terreno favorevole a uno scontro dialettico fra attrazione e repulsione, Eros e Tanatos.

Ma le soluzioni sono le più diverse, ovviamente.
Ne volete provare una? Mettetevi al lavoro e inviatemela vi restituirò un commento.

Con queste ultime considerazioni avete assistito, quasi in diretta, a come il mio pensiero divaga mentre leggo una storia, guardo un film o, a volte, mi capita un semplice post… Se volete chiamare “uno bravo”… sappiate che sono disposto ad ascoltare il parere di chiunque! 😉


IA il tuo Mindset per giornalisti e narratori consapevoli, Teresa Potenza, Alberto Pian, 2025

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