Non è esattamente una rimozione inconscia ma consapevole, assunta coscientemente. Il romanzo potrebbe essere considerato una critica alla borghesia italiana nel regime fascista, l suo degrado morale e sociale. Però a noi questo aspetto non interessa. Dal punto di vista narrativo ci vogliamo soffermare proprio su questa sensazione di rinuncia.
Intanto bisogna sapere che la famiglia Ardengo vive in una bella e lussuosa villa ma è orami in piena decadenza economica e sociale. Così il trafficone libertino Leo Merumeci, elabora il piano di sedurre Carla, la figlia, per potersi impossessare dei beni famigliari. Michele, il fratello di Carla, capisce questo piano e anche per Carla la cosa sembra evidente. Tuttavia Michele non riuscirà mai (non vorrà, non è in grado), ad affrontare Leo. E anche quando avrà l’occasione di regolare i conti la sua pistola sarà scarica! Così Leo potrà portare a termine il suo piano. Michele sprofonderà in basso, alla corte di Leo, diventando l’amante di una delle sue ex donne. Neppure la madre riuscirà a fermare questa deriva.
Questa impotenza, non volontà di affrontare a viso aperto le situazioni della vita, questa rinuncia, questa “indifferenza” a tutto, è una grande lezione. Si può rendere narrativamente in diversi modi e mi piace come Moravia la presenta.
A un certo punto Carla vorrebbe dire, parlare, ribellarsi ai veri e propri insulti che vengono espressi da Leo, ma… alla fine prevale la rinuncia, l’indifferenza, il far finta di nulla, il tacere. Ecco il sottile gioco psicologico che rende indifferenti questi personaggi:
Alberto Pian, 2022 – scrivimi: arakhne@mac.com | www.albertopian.it Your Storytelling è un blog indipendente e non sponsorizzato.
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