Pubblicazione a puntate delle prime bozze di una parte del primo capitolo del libro Capire il podcast, Centro Leonardo, 2023, uscito a novembre 2023 (vedi il libro: www.albertopian.ti/podcastinglibri .
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Una storia che dovreste conoscere
Antefatto
Nel 1990 la rete Internet (Arpanet dal 1967, in origine nata per scopi militari, poi Internet dal 1982), aveva conosciuto un radicale cambiamento. In quell’anno venivano definiti i protocolli di comunicazione TCP/IP e HTTP insieme quelli che costituiscono le pagine del WEB, come l’HTML (oggi HTML5). Nel 1990 la rete si trasformava nel luogo di collegamenti ipertestuali e di rappresentazione grafica dei contenuti multimediali che tutti conosciamo. I nuovi protocolli di comunicazione hanno determinato una vera e propria esplosione della rete, portando Internet a tutti in tutto il mondo.
Scheda. Nascono le pagine WEB
Prima di allora la comunicazione in Internet avveniva in modalità e con protocolli differenti. Non esistevano “pagine” grafiche da cercare e da navigare. Gli utenti avviavano una telefonata con il modem che faceva bzzz trrr bzzz per connettersi a un computer che faceva da punto di riferimento e dove potevano scrivere e leggere messaggi di testo in una BBS (Bullettin Board System, 1978) per scambiare informazioni ed esprimere giudizi e consigli.
Essendo legato a una telefonata peer to peer (1 a 1) l’utente poteva avviare una connessione per volta. Invece, dal 1990, grazie ai nuovi protocolli, si apriva la possibilità di collegarsi contemporaneamente a più contenuti WEB (pagine grafiche) con una sola chiamata. Le stesse BBS hanno quindi utilizzato i protocolli di Internet per disporre di queste connessioni multiple. Un altro protocollo che ancora oggi struttura l’architettura degli scambi di file e documenti nella rete è l’FTP (1971). Anche l’FTP non ha bisogno di pagine grafiche per funzionare. Rispetto ai protocolli del WEB l’FTP chiude la comunicazione quando è terminato il collegamento e quindi, per esempio, non consente di memorizzare e di tenere traccia di alcuni comportamenti degli utenti (cosa che nel WEB invece avviene tramite i cockie).
Internet diventa un posto migliore per… commerciare
Da queste semplici informazioni avrete capito qualcosa di fondamentale: il ruolo centrale che occupano le pagine grafiche WEB in questa trasformazione.
La fruizione grafica, visiva, dei contenuti è esattamente quello che serviva per trasformare Internet in un immenso business di compravendita di prodotti e servizi, diffusione di pubblicità, costruzione di community di consumatori.
Da quel momento l’utente di Internet comincia a collegarsi a migliaia, milioni e infine a miliardi di miliardi di pagine WEB. Cerca i contenuti, legge, vede video, ascolta documenti audio che sono incorporati nelle pagine gratifiche del WEB, scrive, partecipa, compra prodotti e servizi, vende. Senza i protocolli del 1990 questo non sarebbe stato possibile. Internet si è trasformata nel più importante veicolo di business mai creato nella storia umana. Del resto: sarebbe possibile vendere e acquistare servizi e prodotti, avere seguaci (follower), che sostengono marche e produttori, senza vederli? Vederli muovere (video) e ascoltarli (audio) in pagine ben composte e colorate non è forse un’esperienza più vicina a quella reale? Così, a partire dal 1990, la rete imparava dalla vecchia televisione a essere uno strumento utile per il commercio!
Non ci sono ancora i podcast, perciò la vita è dura
Ma nel 1990 e negli anni seguenti questi contenuti multimediali, specialmente audio, non sono ancora dei podcast. L’ascoltatore li deve cercare uno a uno in una molteplicità infinita di pagine che cambiano continuamente e i cui link si fanno e si disfano come neve al sole. E quando li ha trovati, per ascoltarli deve rimanere connesso, piantato come un sasso sulla pagina che li contiene o che ne contiene uno solo, prima di trovarne un altro di interesse in un’altra pagina e così via. Quindi deve memorizzare gli indirizzi e creare dei bookmark. Naturalmente deve fare la stessa cosa per qualsiasi tipo di contenuto, compresi i semplici testi di articoli, informazioni e commenti.
I nuovi protocolli (XML e feed RSS) cambiano tutto
Tutto questo cambia radicalmente a partire dal 1998, quando viene creato un nuovo protocollo, l’XML (Xtensible Markup Language). Non è un protocollo di descrizione grafica della pagina come l’HTML, ma di descrizione dei contenuti attraverso una serie di tag. L’XML ci dice se il tale contenuto ha un titolo e una descrizione, quando è stato pubblicato, di che tipo di media si tratta, dove si trova fisicamente nella rete, chi ne è l’autore e così via.
Questi metadati consentono di cambiare ancora le carte in tavola. L’utente può sottoscrivere un feed RSS (composto in linguaggio XML), per abbonarsi a dei contenuti che riceve in modo automatico. Questa tecnologia modifica completamente i blog che erano nati nel 1997 come diari personali. Nel giro di un paio d’anni i blogger capiscono i vantaggi enormi dei feed RSS – XML e quindi li adottano (2000) per consegnare automaticamente i loro articoli a chi sottoscrive i blog, senza costringerlo a visitare tutti quelli di suo interesse per vedere se sono stati aggiornati. Ogni aggiornamento è ricevuto dal suo lettore in automatico sul suo computer attraverso un’applicazione di lettura dei feed RSS.
La storia di Giovanna che adora viaggiare in bicicletta
Parliamo di Giovanna per far capire molto bene al lettore che cosa vuol dire tutto questo e perché è importante anche per i nostri giorni.
Siamo nel 2000, a Giovanna piace molto viaggiare in bicicletta, perciò naviga nel WEB per cercare informazioni. A un certo punto si imbatte in un blog fantastico che parla proprio di viaggi in bicicletta. Perfetto, nel blog Giovanna trova l’icona del feed RSS.
Decide di sottoscrivere questo blog. Perciò copia l’indirizzo dall’icona del feed e lo inserisce in una applicazione in grado di leggerlo, che si trova sul suo computer.
Che cosa ha fatto Giovanna? Ha sottoscritto un blog che parla di viaggi in bicicletta. La sua applicazione di lettura, riceverà i nuovi articoli del blog. Le applicazioni di lettura dei feed RSS in gergo sono chiamate aggregator (mettono insieme contenuti che provengono da diverse fonti). Cercate fra i vostri fornitori di applicazioni (Google Play, Apple Store) e ne troverete diverse proprio per leggere i blog che si basano sullo standard RSS.
Ogni volta che il blogger delle biciclette scrive un articolo, questo viene classificato dal feed RSS che memorizza il titolo, il contenuto, l’indirizzo, e tutte le informazioni necessarie. Così tutte le volte che il computer di Giovanna si connette alla rete l’applicazione controlla se il feed del blog delle le bici è stato aggiornato e riceve automaticamente i nuovi articoli.
Non si tratta di “notifiche” e neppure di mail
Attenzione! Giovanna non riceve una notifica, come quelle che conoscete oggi e che fanno impazzire le giornate come la maionese troppo sbattuta. E non si tratta nemmeno di mail. Gli articoli arrivano direttamente nell’applicazione di lettura come iPodder di Adam Curry. Certo, è sempre una tecnologia di tipo push, cioè che spinge a te i contenuti senza bisogno di cercarli, ma non si riduce a una notifica. Le notifiche di oggi non sono concepite per ricevere integralmente i contenuti, ma per farti incuriosire e darti un briciolo di informazioni per farti venire la voglia di andare verso i contenuti, cioè verso la pagina WEB, il social, la community, l’e-commerce del proprietario. E questo non è ciò che i blogger desideravano!
Ricevere contenuti direttamente sul proprio dispositivo (nel 2000 esistevano solo computer da scrivania e portatili), significa evitare di andarli a pescare di volta in volta tra le pagine WEB perché gli aggregator di Feed RSS consegnavano agli abbonati gli articoli dei loro blog preferiti per leggerli in modo indipendente.
In breve tempo tutti i media del mondo adottarono la tecnologia del feed RSS per distribuire automaticamente alcune informazioni e contenuti ai lettori che sottoscrivevano il feed (ma con lo scopo di aumentare gli abbonati a pagamento!). I blogger indipendenti, invece, continuarono e continuano a fornire i propri contenuti gratuitamente tramite sottoscrizione del feed RSS.
Ma perché ricevere solo degli articoli di testo? Non si poteva fare la stessa cosa anche per i contenuti multimediali?
È proprio quello a cui i blogger stavano pensando!
Dal blog si sviluppa il podcast: i nuovi scenari
Un dispositivo personale
Dal 200 negli USA alcuni blogger ed esperti cominciano a considerare che ricevere in automatico anche i contenuti multimediali audio e video sarebbe stato meglio di andarseli a cercare connessi a pagine e nodi che cambiavano continuamente.
Anche le aziende informatiche rizzano le antenne e seguono i dibattiti nella community dei blogger. Apple per prima offre una soluzione all’esigenza di portare con sè i contenuti multimediali (i computer portatili erano pesanti e non si potevano certo utilizzare in autobus e durante il jogging). Nel 2001 vede la luce il primo dispositivo personale multimediale l’iPod dotato di iTunes (poi dal 2003 sarà iTunes Music Store, diventando un negozio per l’acquisto di musica digitale). L’iPod sincronizza la libreria di canzoni digitalizzate conservata sul computer. Non solo, l’utente può creare le proprie playlist personali: prende i brani da diversi album, li carica sull’iPod e li ascolta in mobilità, in auto, correndo per i prati, in una pausa di lavoro. I contenuti audio viaggiano con l’ascoltatore, ma senza bisogno di portatili o di lettori CD e senza passare le ore a trasferire brani dagli LP a un mangianastri o da un CD all’altro per creare le playlist.
E la radio?
Dunque, vediamo: con i blog ricevi automaticamente le notizie, con iTunes trasferisci la musica sull’iPod, però… continui ad ascoltare la radio in modo essenzialmente casuale perché devi conoscere in anticipo il canale, l’orario della trasmissione e ti devi trovare sulla frequenza giusta al momento giusto e nel luogo giusto per riceverla. Nella community americana dei blogger si diffonde questa idea:
Così nel 2002 e nel 2003 si moltiplicano gli esperimenti che vanno proprio in tal senso.
In DIY Radio with Podcasting, un post del blog di Linux Journal , (ora archiviato negli Internet Archive), che conobbe una vasta diffusione e che fu subito ripreso dalla rivista “Wired”, Doc Searls ne parlava così:
Da quando sono arrivati la Rete e il Web, all’inizio e a metà degli anni ’90, ho provato una crescente insofferenza nell’aspettare che alla radio ci fosse qualcosa che mi interessasse. Detto in altri termini: tutta la radio, commerciale e non, compresi i cosiddetti “contenuti”, si stava trasformando nello stesso tipo di roba da ascoltare della pubblicità e degli annunci promozionali che la finanziavano.
(…) A un certo punto mi sono soffermato a rileggere If RSS Ain’t Broke… di Steve Gillmor, che rende l’idea di ciò che sta effettivamente accadendo, ovvero l’emergere di una forma completamente nuova di trasmissione che è DIY in the Xtreme.
La virtù principale della radio tradizionale è la sua immediatezza: il fatto che sia in diretta. La virtù principale di questo nuovo tipo di radio è che è nativa della rete. Cioè, è archiviata in modo da poter essere ascoltata a piacere dall’ascoltatore e (cosa fondamentale) può essere linkata da altri e racchiusa in un feed RSS.
(Continua…)
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ALBERTO PIAN è stato il primo a introdurre il podcasting nelle scuole italiane con Radiotony, dal settembre 2005 in un istituto scolastico (Torino, IIS Bodoni Paravia). Dall’inverno dello stesso anno ha tenuto il primo insegnamento universitario presso il Master di e-Learning dell’Università della Tuscia, condotto per molti anni e all’interno del quale ha creato le tecniche di StorytellinGame. Sul tema del podcasting da diversi anni collabora con il Politecnico di Milano nel Master DOL In ambito di storytelling promuove podcast per brand e professionisti.
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